lunedì 14 gennaio 2008

Il mito dell'Italia come mito urbano

“Il Vedutismo è un genere pittorico fiorito nella seconda metà del Seicento in Olanda e presto diffuso in Italia, dove conobbe particolare sviluppo nel XVIII secolo; esso dà vita a raffigurazioni degli scorci architettonici e scene di vita di città dal glorioso passato storico come Venezia e Roma. Accanto alla scena di genere o ambientale e al ritratto, l'altra tipica specializzazione settecentesca, particolarmente diffusa a Venezia, è appunto la veduta”. Così introduce il tema Roberto Crosio nel suo sito.


Se le prime vedute assolvono ad una funzione di specchio per della borghesia mercantile nordica, che nella città-ambiente di lavoro riconosce i propri valori pragmatici, il nesso veduta-mito urbano si produce dunque in Italia, a seguito del crescente afflusso del turismo colto e facoltoso. I caratteri aristocratici e trionfali della prima veduta settecentesca ben si adatteranno agli scenari romani, vasti e solari, nei quali campeggiano le rovine antiche come forme organiche, restituite alla natura. Essi lasceranno il posto a una descrizione più attenta e curiosa, talora “pettegola”, che anche per questo non potrà che svilupparsi a Venezia e che sarà indice dei nuovi criteri di giudizio della nuova classe intellettuale borghese, avviata a prendere le redini del potere.

http://www.roberto-crosio.net/1_citta/1_AUTONOMIA.htm
Con la sua ricerca Crosio si propone di “presentare un insieme di immagini, relative al panorama figurativo dell’Ottocento e del primo Novecento italiano ed europeo, che si collegano appunto al tema della città, come luogo di esperienza estetica e di ricerca espressiva”. Interessante anche il capitolo sulla nascita dell’autonomia della scena urbana tra Sette e Ottocento, legato a doppio filo allo sviluppo del Grand Tour.

http://www.getty.edu/art/exhibitions/grand_tour/
Nel 2002 Tre mostre al J. P. Getty hanno celebrato il fenomeno con particolare attenzione al vedutismo, focalizzando altrettanti soggetti destinati a divenir famosi nell’immaginario collettivo rispetto all’Italia: Roma, Napoli e il Vesuvio, l’immagine dell’Italia.
Il breve e dinamico percorso è ricco di immagini e di spunti sul Grand Tour come fenomeno di costume.

martedì 8 gennaio 2008

Aristocratici e Grand Tour

Siamo nel 1773, in un luogo “romano” imprecisabile e decisamente improbabile, considerato lo scenografico arredo costituito da statue famosissime, come il lisippeo Marte della Collezione Ludovisi (con ben in evidenza, tra l’altro, la spada che Gianlorenzo Bernini aggiunse alla statua antica quando venne chiamato a restaurarla – o meglio a integrarla). Vi passeggia il visconte irlandese sir John Staples (1736-1820), membro del Parlamento inglese fin dal 1764, che casualmente si è fermato in posa noncurante dinanzi al pennello di Pompeo Batoni, uno tra i più quotati ritrattisti romani. La sua condizione sociale emerge nell’inquadratura che ripropone la formula dello state-portait o “ritratto di stato”, a figura intera, con ben evidenti i simboli del potere o della gloria: in questo caso, dell’amore per la cultura.
Staples è uno dei tanti aristocratici inglesi impegnati nel Grand Tour, il “grande viaggio” della durata media di un anno che rappresentava il massimo coronamento degli studi classici, intrapresi obbligatoriamente da ciascun giovane dell'aristocrazia. Come dimostra il ritratto, il viaggio, oltre ad essere ormai divenuto un fenomeno di moda, costituiva uno status symbol. Le aspettative che generava e la percezione condizionata dell'antico che induceva nei viaggiatori avevano notevoli riflessi sull’evoluzione dell’arte. In questo caso, ad esempio, si crea un interessante corto-circuito tra le consuetudini figurative tardobarocche (palesi nella posa e nel taglio del ritratto) e l’incipiente neoclassicismo, già venato di inquietudini preromantiche (sul quale spingono a meditare i malinconici ruderi a terra, tra i quali il bel fregio ornato da una sfinge).

http://www.museodiroma.comune.roma.it/PalazzoBraschi/MAIN_PAGE.show?p_web=INTE&p_lingua=01
Informazioni sul ritratto di Staples e su Pompeo Batoni. Vi si scoprono sia le consuetudini operative dei ritrattisti di moda, sia l’origine etimologica di un capo d’abbigliamento come il frac…

http://it.wikipedia.org/wiki/Grand_Tour
Scheda introduttiva da Wiki, chiara e concisa. Alcune affermazioni, come sempre, dovrebbero essere meglio discusse e problematizzate: ad esempio, l’indicazione su quali fossero le mete principali e quelle “secondarie” (per la mentalità di un colto aristocratico del Settecento e certo non per noi) tra le città del Bel Paese. Vi sono, a compensare, alcune gustose note sulle abitudini dei viaggiatori…

http://grandtour.bncf.firenze.sbn.it:9080/nazionale?set_language=it&cl=it
Sito molto ricco e documentato sui viaggiatori in Toscana nel XVIII e XIX secolo

http://www.cisapalladio.org/annali/pdf/a12_11_saggio_pagano.pdf
Saggio (15 pp.) di Gigliola Pagano de Divitiis, tratto dal Bollettino del “CISA A. Palladio”, sull’intreccio tra economia e cultura nel Grand Tour

http://epress.unifi.it/online/iti_toscana/iti2/sito/iti2.htm
L'itinerario ripropone quello toscano dei viaggiatori inglesi del periodo dell'Illuminismo, impegnati nel Grand Tour del "Continente". Con traduzioni inedite.

http://www.provincia.terni.it/Cultura/bus/storie/tour.htm
Viaggiatori del Grand Tour in Umbria

http://www.metmuseum.org/toah/hd/grtr/hd_grtr.htm
Scheda del Met di New York sul Grand Tour

http://www.umich.edu/~ece/student_projects/grandtour_tourism/index.html
Sito dell’Università del Michigan sul Grand Tour. Simpatica l’idea di immedesimarsi nel nobiluomo che si appresta al viaggio e deve fare i conti con i problemi d’organizzazione del medesimo.

Iconostasi. Le ragioni di un nome

Iconostasi(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

“L'iconostasi (dal greco
eikonostasion, eikonostasis, posto delle immagini, da eikon, immagine, e histemi,
posto) è una parete divisoria decorata con icone che separa la navata delle chiese ortodosse dal presbiterio (santuario) dove viene effettuata l'eucarestia.
Nell'iconostasi si trovano tre porte:
- La porta centrale, detta porta santa o porta reale
- Le porte diaconali che si trovano ai lati di quella centrale
Su ogni iconostasi devono essere presenti almeno le icone di Cristo e di Maria. Ulteriori icone sono presenti e variano a seconda della chiesa.
Nell'ambito della Chiesa ortodossa russa l'iconostasi prevede cinque ordini di icone.
- I patriarchi che affiancano l'icona della Trinità e rappresentano il vecchio Testamento
- I profeti
- I giorni di festa
- Il
Deisis o deesis
(preghiera) dove si trovano le icone dei santi in posizione di preghiera intorno a Cristo Pantocrate.
- Le icone locali o del tempio. Queste icone vengono spesso cambiate a seconda della festività”


Il “posto delle immagini”. Ecco spiegato già il nome e forse il senso di questo spazio web. La Rete è per eccellenza il luogo dove vengono ospitate le immagini. Ma la Rete è anche il “posto delle immagini” in quanto ad esse si può iniziare a dare un senso proprio a partire da questa immensa valanga digitale di foto, grafica, video. Dietro di essa e dentro ad essa stanno ancorate alle immagini le informazioni per decifrarle: saranno fonti di informazioni più o meno preziose, ma prima di ogni altra cosa sono a disposizione di tutti.

Questa sarà allora un’iconostasi ornata di immagini, ma soprattutto di percorsi attorno/dentro/dietro le immagini. Non si pretende di costruire una porta regale che introduca al mistero delle immagini, ma tutt’al più delle porte diaconali, di servizio. Per quanto riguarda le icone, ossia i percorsi, anche nel nostro caso ce ne saranno di maggiori e fondamentali, e di intercambiabili, a seconda della festività… pardon , dell’occasione.

Buon ingresso a tutti, allora.