Siamo nel 1773, in un luogo “romano” imprecisabile e decisamente improbabile, considerato lo scenografico arredo costituito da statue famosissime, come il lisippeo Marte della Collezione Ludovisi (con ben in evidenza, tra l’altro, la spada che Gianlorenzo Bernini aggiunse alla statua antica quando venne chiamato a restaurarla – o meglio a integrarla). Vi passeggia il visconte irlandese sir John Staples (1736-1820), membro del Parlamento inglese fin dal 1764, che casualmente si è fermato in posa noncurante dinanzi al pennello di Pompeo Batoni, uno tra i più quotati ritrattisti romani. La sua condizione sociale emerge nell’inquadratura che ripropone la formula dello state-portait o “ritratto di stato”, a figura intera, con ben evidenti i simboli del potere o della gloria: in questo caso, dell’amore per la cultura.Staples è uno dei tanti aristocratici inglesi impegnati nel Grand Tour, il “grande viaggio” della durata media di un anno che rappresentava il massimo coronamento degli studi classici, intrapresi obbligatoriamente da ciascun giovane dell'aristocrazia. Come dimostra il ritratto, il viaggio, oltre ad essere ormai divenuto un fenomeno di moda, costituiva uno status symbol. Le aspettative che generava e la percezione condizionata dell'antico che induceva nei viaggiatori avevano notevoli riflessi sull’evoluzione dell’arte. In questo caso, ad esempio, si crea un interessante corto-circuito tra le consuetudini figurative tardobarocche (palesi nella posa e nel taglio del ritratto) e l’incipiente neoclassicismo, già venato di inquietudini preromantiche (sul quale spingono a meditare i malinconici ruderi a terra, tra i quali il bel fregio ornato da una sfinge).
http://www.museodiroma.comune.roma.it/PalazzoBraschi/MAIN_PAGE.show?p_web=INTE&p_lingua=01
Informazioni sul ritratto di Staples e su Pompeo Batoni. Vi si scoprono sia le consuetudini operative dei ritrattisti di moda, sia l’origine etimologica di un capo d’abbigliamento come il frac…
http://it.wikipedia.org/wiki/Grand_Tour
Scheda introduttiva da Wiki, chiara e concisa. Alcune affermazioni, come sempre, dovrebbero essere meglio discusse e problematizzate: ad esempio, l’indicazione su quali fossero le mete principali e quelle “secondarie” (per la mentalità di un colto aristocratico del Settecento e certo non per noi) tra le città del Bel Paese. Vi sono, a compensare, alcune gustose note sulle abitudini dei viaggiatori…
http://grandtour.bncf.firenze.sbn.it:9080/nazionale?set_language=it&cl=it
Sito molto ricco e documentato sui viaggiatori in Toscana nel XVIII e XIX secolo
http://www.cisapalladio.org/annali/pdf/a12_11_saggio_pagano.pdf
Saggio (15 pp.) di Gigliola Pagano de Divitiis, tratto dal Bollettino del “CISA A. Palladio”, sull’intreccio tra economia e cultura nel Grand Tour
http://epress.unifi.it/online/iti_toscana/iti2/sito/iti2.htm
L'itinerario ripropone quello toscano dei viaggiatori inglesi del periodo dell'Illuminismo, impegnati nel Grand Tour del "Continente". Con traduzioni inedite.
http://www.provincia.terni.it/Cultura/bus/storie/tour.htm
Viaggiatori del Grand Tour in Umbria
http://www.metmuseum.org/toah/hd/grtr/hd_grtr.htm
Scheda del Met di New York sul Grand Tour
http://www.umich.edu/~ece/student_projects/grandtour_tourism/index.html
Sito dell’Università del Michigan sul Grand Tour. Simpatica l’idea di immedesimarsi nel nobiluomo che si appresta al viaggio e deve fare i conti con i problemi d’organizzazione del medesimo.